Con grande preoccupazione assistiamo all’aumento dei casi di omicidio-suicidio commessi dai familiari che assistono i loro congiunti con disabilità grave. Notizie drammatiche che giungono dalle cronache televisive sui tragici eventi connessi al mondo della disabilità, indicata come l’unica causa scatenante la violenza estrema. Sulle spalle dei caregivers o, più correttamente le caregivers, perché nella maggioranza dei casi si tratta di donne e madri di famiglia, grava l’enorme responsabilità di doversi occupare dei loro famigliari.
Una vera e propria emergenza umanitaria che riguarda una percentuale quasi del 20% della popolazione italiana e che da molti anni attende una soluzione tramite apposito provvedimento legislativo. Si potrebbero citare una infinità di storie personali, un impegno costante e amorevole di dedizione e cura che però a lungo andare logora e affossa la propria libertà, esaurisce risorse economiche e fisiche, le relazioni, fino a trasformarsi in schiavitù affettiva che può degenerare in episodi di violenza efferata.
ll Disegno di Legge sul riconoscimento del caregiver familiare (Disegno di Legge A.S n. 1461– Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare), deve essere ancora approvato dal Parlamento. Un necessario provvedimento atteso da anni per sostenere finalmente con strumenti concreti e duraturi, la grande disponibilità di tutti coloro che con cura e attenzione rivestono questo importante ruolo. Invece, quello che difficilmente emerge dalle cronache è la condizione delle persone con disabilità anch’esse vittime silenti e impossibilitate a difendersi, obbligate a non poter scegliere modi e tempi con i quali farsi assistere durante la loro vita. Una grave lesione del diritto all’autodeterminazione sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, come testimonia il puntuale articolo di Simona Lancioni responsabile di Informare un h
Con grande preoccupazione assistiamo all’aumento dei casi di omicidio-suicidio commessi dai familiari che assistono i loro congiunti con disabilità grave. Notizie drammatiche che giungono dalle cronache televisive sui tragici eventi connessi al mondo della disabilità, indicata come l’unica causa scatenante la violenza estrema. Sulle spalle dei caregivers o, più correttamente le caregivers, perché nella maggioranza dei casi si tratta di donne e madri di famiglia, grava l’enorme responsabilità di doversi occupare dei loro famigliari. Una vera e propria emergenza umanitaria che riguarda una percentuale quasi del 20% della popolazione italiana e che da molti anni attende una soluzione tramite apposito provvedimento legislativo. Si potrebbero citare una infinità di storie personali, un impegno costante e amorevole di dedizione e cura che però a lungo andare logora e affossa la propria libertà, esaurisce risorse economiche e fisiche, le relazioni, fino a trasformarsi in schiavitù affettiva che può degenerare in episodi di violenza efferata. ll Disegno di Legge sul riconoscimento del caregiver familiare (Disegno di Legge A.S n. 1461– Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare), deve essere ancora approvato dal Parlamento. Un necessario provvedimento atteso da anni per sostenere finalmente con strumenti concreti e duraturi, la grande disponibilità di tutti coloro che con cura e attenzione rivestono questo importante ruolo. Invece, quello che difficilmente emerge dalle cronache è la condizione delle persone con disabilità anch’esse vittime silenti e impossibilitate a difendersi, obbligate a non poter scegliere modi e tempi con i quali farsi assistere durante la loro vita. Una grave lesione del diritto all’autodeterminazione sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, come testimonia il puntuale articolo di Simona Lancioni responsabile di Informare un h qui: http://www.informareunh.it/omicidi-suicidi-proposta-di-regolamentazione-delle-comunicazioni-pubbliche/